2.4.2 IL DIDJERIDOO NEI MUSEI

SOMMARIO      Prossimo paragrafo

2.4.2 IL DIDJERIDOO NEI MUSEI

Il didjeridoo, tuttavia, non è diventato solo oggetto commerciale ma ha anche acquisito la dignità di oggetto d’arte tanto che è esposto in molteplici musei australiani e internazionali. Numerose sono le Aboriginal Art Galleries in Australia che esibiscono differenti esemplari di didjeridoo di ogni forma e dimensione, molti dei quali sono messi anche in vendita121. In Europa, tra i più noti, vi è il Museo di arte aborigena contemporanea di Utrecht, AAMU, che vanta una collezione permanente, regolarmente arricchita da mostre temporanee122. In Italia, al Castello Sforzesco di Milano, nel museo degli strumenti musicali vi è una sezione dedicata agli strumenti extraeuropei. Anche qui è esposto un didjeridoo decorato con disegni geometrici incisi usando un’unghia di canguro su legno bruciato superficialmente123.

Nei visitatori occidentali come pure nel pubblico dell’Australia bianca, si è riscontrato nei confronti dell’arte indigena un atteggiamento caratterizzato da anni di trascuratezza e di mancanza di attenzione. Gli artefatti delle popolazioni aborigene non erano visti come opere artistiche secondo il canone estetico e artistico occidentale. L’arte aborigena era considerata primitiva e patetica e non le veniva attribuito alcun valore economico. Per questo, opere e manufatti aborigeni non erano inclusi nelle collezioni occidentali, incentrate principalmente sulle sculture e sui dipinti.

Questo atteggiamento ha cominciato a subire dei mutamenti verso la fine dell’ottocento, quando nacque un numero maggiore di musei di etnologia sia in Australia sia in Europa. Le collezioni di arte, cultura materiale e persino di resti umani divennero prerogativa dei musei di storia naturale e di etnografia, in particolare dei dipartimenti d antropologia. Incominciò così a nascere il mercato dell’arte indigena, soprattutto per quanto riguardava l’esposizione e la vendita di oggetti cerimoniali, boomerang e didjeridoo124.

A partire dal 1980, incominciò a manifestarsi un incremento nella produzione e esibizione di opere artistiche aborigene provenienti da molteplici aree della nazione australiana. Tali opere venivano esposte principalmente in gallerie private, cooperative artistiche, musei e gallerie universitarie. Tuttavia, risale all’epoca coloniale la conservazione e l’esposizione nei musei di oggetti di uso quotidiano. La cultura coloniale europea, infatti, basandosi sulle conoscenze scaturite dalle scoperte geografiche di Nuovi Mondi, coglieva nell’oggetto esotico proveniente dai luoghi lontani tratti che lo caratterizzavano come strano, bizzarro, differente rispetto all’universo conosciuto. Il fascino esercitato dall’oggetto esotico ha dato un forte impulso al collezionismo. L’oggetto importato o appartenente a culture differenti viene de-contestualizzato, ricollocato in nuovi campi ed esposto come curiosità, oggetto da ammirare.

La tradizione dell’istituzione museale dedicata alle scienze antropologiche e alla raccolta degli oggetti etnografici si rivela particolarmente ricca di suggestioni, in particolare nelle aree dove la concentrazione di gruppi aborigeni era ed è tuttora numericamente elevata. Tuttavia, nella gran parte dei musei che espongono esemplari di didjeridoo il principio della conservazione si orienta non tanto verso l’oggetto quanto piuttosto verso le pratiche d’uso dell’oggetto stesso. Al compito della conservazione si associa quello della custodia delle memorie culturali e delle loro rielaborazioni. Ciò che viene conservato infatti, non è tanto l’oggetto in sé, quanto piuttosto la pratica culturale tradizionale. Tuttavia, nel contesto internazionale, l’arte nativa è spesso valorizzata secondo criteri convenzionali applicati all’opera d’arte e diventa merce, apprezzata per il suo valore estetico e per la fama dell’artista che l’ha creata125.

 

121 Cfr. http://www.didgeridoohut.com.au/contact-us

122 Cfr. http://www.holland.com/it/turismo/article/il-museo-di-arte-aborigena-di-utrecht.htm;

http://www.aamu.nl/collection

123Cfr.http://www.turismo.milano.it/wps/portal/!ut/p/c0/legno-bruciato.html

124 Kleinert, Sylvia and Neale, Margo, op. cit., pp. 454-457;

http://www.didjshop.com/AboriginalCulture_ExploitationForEconomicPurposes.html

125 Cfr. Gualtieri, Claudia,” Il museo di antropologia come museo culturale: il caso del MOA di Vancouver”, Altre

Modernità, 5, 2011, pp. 45-55.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.