3.4.2 L’ESPERIENZA DI DAVIDE FATTORI
Pedagogista e musicoterapeuta, Davide Fattori utilizza il massaggio sonoro prevalentemente con ragazzi autistici. L’intervista si è svolta via e-mail e skype.
DOMANDA: Davide, in base alla tua esperienza, quanto è utile il didjeridoo in musicoterapia?
RISPOSTA: Questa è una domanda che spesso mi hanno rivolto durante i laboratori di formazione o durante le esposizioni dello strumentario. E’ difficile rispondere, ma in genere per farlo racconto le mie esperienze di lavoro in veste di musicoterapista ed educatore. Sono consapevole che quello che racconterò non è una risposta generalizzabile, ma è stata una risposta per qualcuno. E’ stato un incontro molto particolare quello che mi ha fatto scoprire il didjeridoo e che ha dato una direzione decisa alla mia professione. Ero all’inizio del percorso formativo di musicoterapia ma lavoravo già come educatore da parecchi anni. Non utilizzavo ancora la musica come mediatore privilegiato e proponevo attività di tipo espressivo legate all’esperienza del movimento e del gioco con l’uso di diversi materiali (colore, carta, colla, ecc.). La musica stava entrando pian piano ma sempre più decisamente nel lavoro che svolgevo con i gruppi di adolescenti che vedevo tutti i pomeriggi. Uno degli utenti, Luca, un ragazzo autistico che aveva da poco iniziato ad usare la comunicazione facilitata e che manifestava il suo disagio in modo molto forte e poco gestibile, lo incontravo invece al mattino perché non seguiva nessun corso scolastico ed era inserito in un programma riabilitativo intensivo con lo scopo di portarlo in breve tempo all’inserimento in un gruppo socio-educativo. Si era impostato quindi un lavoro in équipe che perseguisse tale obiettivo. Il compito che mi fu assegnato riguardava il recupero scolastico in ambito storico e geografico con l’uso della comunicazione facilitata, dapprima con un pannello che riportava la tastiera di un computer fino a passare poi al computer direttamente. Una indicazione importante che proveniva dal lavoro della mia collega esperta in comunicazione facilitata, e vista la mia propensione musicale, fu quella di non utilizzare assolutamente la musica perché risultava insopportabile a Luca. Nonostante mi sentissi un po’ a disagio, visto questo divieto e visto anche la novità per me di operare nell’ambito del recupero scolastico, iniziammo a lavorare. Luca fin da subito manifestò difficoltà nel raggiungere il laboratorio e quando vi arrivava esprimeva disagio con tutta la forza che aveva e si sfogava con movimenti ritmici e faticosi per molto tempo dell’incontro. Con grande sorpresa già durante la prima seduta Luca “scrisse” delle frasi e cominciammo così a comunicare anche attraverso la parola. La seduta successiva determinò la svolta da parte mia. Andando contro a tutte le indicazioni mi presentai armato di tamburi, claves, e didjeridoo. Seduti uno di fronte all’altro iniziammo un dialogo sonoro che durò fino alla fine dei nostri incontri. Luca suonava il tamburo e le claves con molta delicatezza ma era molto incuriosito dal suono del didjeridoo: lo ascoltava come se stesse tentando di scoprirne tutti gli armonici. Nel frattempo, la mia collega Anna non capiva bene cosa Luca gli raccontava durante gli incontri pomeridiani, finché si decise a venire da me per vedere cosa era il “tubo” di cui le aveva “parlato” Luca. Quando Anna venne da me, le raccontai le ultime vicende e del cambio di direzione che avevano preso le sedute mie con Luca (nelle riunioni di équipe non era stata presa bene la notizia dell’uso degli strumenti musicali). Lei mi mise al corrente di quanto Luca le comunicava ultimamente. Luca le raccontò che aveva sempre avuto paura dei suoni che si sentivano nel mio laboratorio (interrato fronte strada) ma che il suono del “tubo”, il didjeridoo, gli aveva permesso di mettere in ordine nella sua mente i rumori del mondo. Da allora Luca è occupato in un centro socio occupazionale e lavora ascoltando la musica149.
La testimonianza di Davide Fattori riporta un caso specifico in cui il didjeridoo ha contribuito in maniera significativa a sviluppare due aspetti importanti della socialità di Luca: la relazione e la comunicazione. Per un ragazzo autistico come Luca, è stato importante il didjeridoo come mezzo per entrare in contatto con Davide Fattori. Luca ha trovato in questo oggetto un modo per arrivare all’altro, ma anche uno strumento per affrontare se stesso. Stimolato e incuriosito dall’esperienza, ha potuto superare le paure, i rumori e i suoni che inizialmente lo tormentavano. Interessanti le sensazioni scatenate in Luca: mettere in ordine nella sua mente i rumori del mondo. Entrare in contatto con il mondo è uno degli aspetti più critici che ragazzi con disturbi dello spettro autistico devono affrontare. Come si potrà leggere nell’esperienza riportata da Moreno Papi, la terapia musicale e il massaggio sonoro hanno un utilizzo più ampio e non solo nel contesto socio-educativo. Esso infatti può dare beneficio a tutte le persone che nella vita quotidiana necessitano di ritrovare uno stato di benessere e di equilibrio interiore. Moreno Papi racconta come la sua esperienza possa essere un contributo personale e positivo in merito all’argomento trattato150.
149 Intervista tramite e-mail e skype della scrivente a Fattori Davide del 7 marzo 2014, non pubblicata.
150 http://www.labottegadiorfeo.it/DIDJE.html