1.3.3 LA CONCEZIONE SPIRITUALE: LA VITA DOPO LA MORTE, LA MAGIA, LO SCIAMANO
La concezione spirituale delle comunità australiane autoctone si manifesta in modo evidente attraverso la pratica della magia e l’esistenza di una vita dopo la morte. Per gli aborigeni australiani la morte non è considerata la fine di tutto, ma un semplice passaggio da uno stato di vita a un altro. Nel corso della cerimonia, il defunto viene adagiato su un letto e purificato con il fumo di foglie profumate: le stesse che le donne usano per aiutare i bambini a venire al mondo.
Accanto al letto vengono poste pietre appuntite per garantire al defunto la possibilità di cacciare un animale, suo sostentamento durante il viaggio verso il mondo degli antenati. Canti e danze accompagnano il rito funebre, mentre i parenti si recano alla caverna dove il defunto verrà sepolto. Qui i suonatori di didjeridoo danno vita al canto segreto della terra. Questo strumento simboleggia il grembo materno, la fertilità, la rinascita. Questo è l’augurio che viene fatto al defunto: sollevarsi al più presto dal letto di morte. La vita dopo la morte può essere più intensa, più felice e vitale solo se le aspirazioni durante la vita sono state alte, nobili e ricche di energie positive41.
La pratica magica è parte integrante della vita del popolo degli aborigeni. Ogni aborigeno è in grado di praticare la magia, ma la persona autorizzata a esercitarla è il Wirinum o sciamano.
Per ottenere queste competenze, il futuro sciamano, deve dapprima conoscere le cose materiali, poi sperimentare il più possibile gli aspetti terreni dell’esistenza. Egli deve usare ogni forma di tenacia e intelligenza per superare le difficoltà quotidiane, eliminare pensieri e atteggiamenti negativi attraverso la pratica del digiuno, dell’isolamento e del superamento del dolore. In seguito lo sciamano si dedica alla conoscenza delle arti, delle cerimonie sacre e delle pitture. Crea e assegna i totem, coltiva le tecniche di guarigione sia mentali che fisiche, facendo in tal modo da tramite tra la dimensione fisica e quella spirituale42. Nelle cerimonie sacre il Wirinum usa il Gayandi, un pezzo di legno piatto di forma ovale, per indurre nei presenti un particolare stato emotivo, una sorta di trance. Il Wirinum fa ruotare il Gayandi sopra la testa fino a quando non emette un forte suono stridulo. Le vibrazioni del suono avvertono i presenti e gli spiriti che lui è pronto a compiere la sua magia43.
40 Orlandi, Claretta, op. cit. pp. 33-34.
41 Ibidem, p. 62.
42 Ibidem, pp. 63-67.
43 Di Cesare, Vittorio, op. cit. p.70.