1.2 The Dreaming ovvero il Tempo del Sogno

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LA PRATICA MUSICALE NELLA CULTURA ABORIGENA AUSTRALIANA
1.2 The Dreaming ovvero il Tempo del Sogno

Presenti in ogni cultura, i miti dell’origine assumono presso gli aborigeni australiani una particolare importanza che risiede nella particolare dimensione temporale a cui essi sono collegati. Non si tratta, come in altri ambiti culturali, di un’età dell’oro passata e rimpianta; lontana da essere una dimensione esaurita, l’era della creazione si rinnova tutti i giorni nel mondo indigeno australiano attraverso rituali che a quella età fanno riferimento. Una caratteristica assimila nelle loro differenze le varie popolazioni indigene australiane: tutte riferiscono la loro nascita ad un ben determinato periodo e di questo danno ampie spiegazioni: è il Tempo del Sogno – noto come Dreaming – in questo tempo gli antenati prendono vita e formano con la loro azione tutto il mondo.

I progenitori indicano la strada, descrivono il mondo come deve essere, e definiscono rituali che tutt’oggi sono completamente seguiti dai loro discendenti. Tutto il paese ha una storia ed ogni storia si può raccontare e tramandare, c’è un motivo per l’esistenza di ogni cosa a vista d’occhio nel territorio aborigeno, e queste ragioni vengono da quell’era mitica di formazione in cui i progenitori hanno creato con le loro azioni e le loro canzoni la terra su cui i loro discendenti vivono.

Non è immaginabile essere vivente che non abbia una stretta relazione col Tempo del Sogno e questo perché è in quel periodo che tutto il creato ha visto la luce. Se il Sogno si caratterizza come eterno, questa eternità ci appare quasi paradossale perché non sembrerebbe sensato pensare ad un passato – che per definizione è concluso – in termini di una durata senza fine. Ma ad una attenta analisi non potrà non risaltare la peculiarità di questa dimensione che non si qualifica come fissa, ma al contrario contiene al suo interno un principio di continuo mutamento.

L’eternità del Sogno si rispecchia nel presente che di lei è immagine attuale, non fissa per sempre momenti a cui rivolgersi, cristallizzati poiché stabilmente assicurati dalla narrazione mitica, ma considera la stessa vita del quotidiano come sua parte integrante.

È un’eternità presente e autoriproducentesi in ogni rituale praticato.

“Una terra non cantata è una terra morta” è frase ricorrente nell’etnografia a proposito della necessità di una continua azione di sostegno del mondo per tramandare correttamente quella che è eternità presente agli occhi di tutti. Del Sogno si dice che possa trascendere il presente, similmente anche il paesaggio, composto di varie storie, può trascendere l’immediato. Frequentemente conosciuti come antenati ancestrali nella letteratura antropologica, i personaggi mitologici del Sogno viaggiarono da posto a posto, cacciando, eseguendo cerimonie, combattendo e alla fine si trasformarono in pietre o “andarono nel terreno”, dove stanno. Le azioni di questi esseri potenti – umani, animali o mostri – hanno creato il mondo come esiste oggi. Gli hanno fornito la forma esterna, identità (un nome) e la struttura interna. Il deserto è segnato dalle loro piste di viaggio e, come la traccia dell’animale che lascia un’impronta di ciò che è accaduto, la geografia e le particolari conformazioni della terra – colline, torrenti, laghi salati e alberi – sono i segni delle attività dei progenitori. I posti dove eccezionalmente avvennero significativi eventi, dove resta il loro potere, o dove gli antenati andarono nel terreno e vi rimasero sono speciali siti sacri perché la potenza ancestrale è vicina. Per quasi tutto il paesaggio il paese prende nome dal Sogno per gli eventi o per le cerimonie e le canzoni associate. Mentre le azioni del Sogno danno nome ed identità a ogni luogo, le connessioni che una storia può costituire tra diversi luoghi li lega insieme in un grande paese le cui parti si dividono l’identità.

Esistendo simultaneamente nel passato nel presente e nel futuro, il Sogno si dimostra essere forza saldatrice dell’intero universo, asse di rotazione e di traslazione che pervade ogni realtà con i suoi molteplici significati. Stabile parentesi temporale passata ma anche dimensione sempre in gioco, il Sogno non è un processo finito, al contrario, seppur separato dalla sua qualità eterna dal mondo reale, è una fonte continuamente attingibile per ogni pratica normativa od esplicativa.

Contiene al suo interno le strutture fondanti del mondo, unisce animali e uomini, ambiente naturale e avvenimenti mitologici. È la storia dell’universo, storia che si può leggere nel paesaggio formato in quel tempo, un paesaggio che è come un libro da cui leggere di un passato mitico, in cui esseri speciali fondarono il mondo, esseri che risiedono nelle sue pagine e che, come lui, sono eterni.

La straordinarietà della cultura aborigena si rivela in questa stabile presenza di un’era mitica. Dove non si scorda mai il tempo che fu, il mito viene vissuto nel quotidiano, ma non in semplice maniera venerativa, il mito è presente nel terreno che si calpesta, nelle piante che si raccolgono, negli animali che si cacciano. Tutto quello che esce dalla terra nel Tempo del Sogno si conosce e conosce gli altri, sa quale è il suo posto e conosce la propria Legge, come ci ricordano le parole di un aborigeno:

“La gente bianca ci chiede sempre cos’è il Sogno [Dreaming]. Questa è una     domanda difficile perché il Sogno è realmente una cosa grande ed importante per la gente aborigena. Nel nostro linguaggio, Yanyuwa, noi chiamiamo il Sogno Yijan. Il Sogno ha fatto la nostra Legge o narnu-Yuwa. Questa Legge è il modo in cui viviamo, le nostre regole.

Questa Legge sono le nostre cerimonie, le nostre canzoni, le nostre storie; tutte queste cose vengono dal Sogno. Una cosa che posso dirti, però, è che la nostra Legge non è come la Legge Europea che cambia sempre – nuovo governo, nuove leggi; la nostra legge non può cambiare, non l’abbiamo fatta noi. La Legge è stata fatta dal Sogno molti, molti anni fa e data ai nostri antenati che la hanno data a noi.

Il Sogno sono i nostri antenati, non importa se sono pesci, uccelli, uomini, donne, animali, vento e pioggia. Sono questi Sogni che hanno fatto la nostra Legge. Tutte le cose nel nostro paese hanno Legge, hanno cerimonie e canzoni, e hanno persone correlate ad esse…

Nelle nostre cerimonie noi dipingiamo segni sui nostri corpi, anche questi vengono dal Sogno, noi portiamo i disegni che il Sogno ci ha dato. Quando portiamo i segni del Sogno noi stiamo portando il paese, stiamo conservando il Sogno, stiamo tenendo il paese e il Sogno vivi. Questa è la cosa più importante, noi dobbiamo conservare il paese, i sogni, la nostra Legge, la nostra gente, non può cambiare. La nostra legge è stata tramandata di generazione in generazione ed è nostro dovere farla continuare, salvaguardarla.”

[Legge (Law) è un termine molto importante nella cultura aborigena e pregno di significati, spesso usato anche come sinonimo di Dreaming.]

 

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