INDICE DEL LIBRO PROSSIMO PARAGRAFO www.windproject.it
LA PRATICA MUSICALE NELLA CULTURA ABORIGENA AUSTRALIANA
1.7 La performance
Nel sistema della pratica rituale musicale, come abbiamo visto sopra, rientrano, vengono descritte ed argomentate tutte le peculiarità della cultura indigena australiana. Relazioni sociali tra gruppi, mitologia del passato, amministrazione del potere e prescrizioni comportamentali vengono regolate e trasmesse ai giovani durante le principali occasioni cerimoniali. Da tutto questo possiamo facilmente dedurre che il momento dell’esecuzione rituale abbia un grande valore all’interno della comunità; in effetti, come andremo a vedere, nello spazio della performance vengono a confluire tutti gli elementi formatori del cosmo: musica, corpo e danza, racconto mitologico, espressione grafico-pittorica, paesaggio e Legge, si uniscono nell’esecuzione rituale per creare quella che abbiamo chiamato sin dall’inizio: cultura aborigena.
1.7.1 Il posto della performance:
il luogo del mito L’esecuzione è il luogo dove tutte le peculiarità e le caratteristiche del corpo e della socialità entrano in contatto e si rendono manifeste. Il corpo, “strumento sonoro”, con tutti i suoi limiti e la socialità organizzata della ritualità musicale trovano massima espressione nell’atto dell’esecuzione. La storia narrata dal paesaggio totemico deve essere interpretata, è necessario uno stadio intermedio tra il quotidiano vissuto e il tempo del mito. Questo momento avviene nella performance ove viene sancito il legame tra il passato mitologico e il presente. L’esecuzione è “un’esibizione nel tempo presente di una riserva creativa senza fine,” un momento talmente importante da essere, come ci suggerisce Faulstich, necessario.
Il paesaggio inteso come un testo, allora, ha bisogno non solo di una struttura, ma anche di un discorso. Il paesaggio Warlpiri ha bisogno di essere letto, e non ha significato al di fuori di questa lettura. È compreso come il risultato delle azioni delle entità del Sogno. Le leggi e gli altri principi strutturali sono formulati attraverso le azioni ancestrali e sono codificate nella topografia del luogo. Il paesaggio è quindi l’organizzazione delle attività mitologiche in senso geografico. Questo testo del paesaggio è continuamente creato attraverso un dialogo in cui i Warlpiri contemporanei sono gli attori, esecutori in accordo con il Sogno.
Il sito di esecuzione è molto importante sia perché viene scelto secondo criteri precisi, sia perché lungo lo svolgimento della cerimonia il posto inteso come luogo della performance trascende la sua natura e si trasforma in un luogo mitologico, spesso una serie, che si manifesta man mano che il testo della canzone narra di nuovi avvenimenti ancestrali. Abbiamo già visto come il diritto di esecuzione di una particolare canzone sia uno dei punti fondamentali nell’analisi delle componenti sociali della pratica. Per questo ancora maggiore attenzione bisognerà porre sui particolari soggetti coinvolti. Chi canta, chi suona, in che posizione si pongono i vari musicisti, come si sviluppa l’ordine di esecuzione, questi sono tutti elementi che sono regolati da una precisa gerarchia sociale che viene concessa, ribadita e negoziata proprio nell’atto della performance musicale. Inoltre, il rapporto tra esecutori e pubblico è tutt’altro che passivo, si basa su uno scambio reciproco. Questo viene complicato ulteriormente se, oltre ad una voluta ed organizzata comunicazione formale, si aggiunge una comunicazione “sotterranea” basata sulla differente comprensione degli elementi eseguiti. Come al solito nella performance i canali di comprensione sono stratificati e gli importanti segreti rituali sono compresi da coloro che, essendo più anziani ed autorevoli, hanno accesso ad un grado di conoscenza più profondo.
1.7.2 I disegni nella performance: il riassunto del Sogno
“Per i Warlpiri l’arte è un’estensione della mitologia e del paesaggio. Dà espressione a realtà non osservabili (il Sogno) in termini di fenomeni osservabili (la terra). Per i Warlpiri il paesaggio è ricco di storia sacra che diventa viva ed entra nella coscienza collettiva attraverso il mito, il rituale e l’arte.”
Il brano sopra descrive adeguatamente l’importanza che l’espressione grafico- pittorica assume all’interno della cultura indigena, in più, nel luogo dell’esecuzione rituale, essa si presenta come uno dei momenti fondamentali, strettamente legato all’espressione musicale e a quella coreutica. Durante le cerimonie, mentre vengono cantati i nomi e le azioni dei progenitori ancestrali, i partecipanti sono impegnati in diverse forme di espressioni grafica: dai disegni sulla sabbia, a quelli su corteccia, alla pittura corporea, importante segno di identificazione con il proprio antenato totemico. Dipingere il corpo degli esecutori è parte stessa della cerimonia. La forma “privata” dell’immagine dell’antenato totemico che ogni individuo ha dentro è resa pubblica nel disegno, che assume un valore sociale. Ancora una volta attraverso il corpo, pur passivamente, le caratteristiche più importanti della cultura aborigena vengono esteriorizzate.
1.7.3 Il corpo nella performance:
l’interprete del mondo Il corpo è protagonista nella pratica musicale, la sua presenza è fortemente riscontrabile in diversi aspetti: dall’esecuzione – che richiede una grossa quantità di energia ed impegno fisico – alla composizione stessa delle musiche rituali. I ritmi incalzanti della maggior parte delle composizioni indigene richiedono un grosso impegno fisico nell’esecuzione musicale di strumenti a percussione quali gli idiofoni. La voce poi è spesso sottoposta a consistenti sforzi dati dalla particolare tecnica di emissione vocale, lo stesso didjeridu è uno strumento suonato da uomini nel pieno vigore delle loro facoltà fisiche e viene abbandonato con il procedere dell’età, motivo principale di questa fatica è dato dal particolare sforzo a cui è sottoposto il muscolo del diaframma. Tutte le “difficoltà” a cui il corpo è sottoposto nella pratica musicale aborigena influenzano l’esecuzione e la composizione stessa del corpus musicale. Le frasi delle canzoni solitamente durano una trentina di secondi, con un intervallo in mezzo per permettere la riacquisizione delle energie perse. Le composizioni musicali tengono conto delle possibilità respiratorie degli esecutori. Nella pratica rituale musicale il corpo si esprime con tutta la sua fisicità nell’identificazione con gli antenati totemici, quando diventa il tramite tra il mondo del quotidiano vissuto e il tempo mitico del Sogno. Sul corpo agiscono più forze simboliche di interpretazione. I colori e i disegni rituali che vengono apposti sulla pelle hanno la funzione di rendere per quanto possibile il corpo dell’uomo uguale a quello del progenitore. Il corpo viene usato attivamente nella produzione di una serie di movimenti che ricordano sia il comportamento dell’essere mitico che quello dell’animale ad esso associato, e anche “passivamente” come una sorta di tela sulla quale vengono disegnate le piste da percorrere in questo cammino reiterativo della ritualità dei progenitori. Come attore attivo e passivo nella ritualità, il corpo ricopre un ruolo di primo livello nell’organizzazione musicale cerimoniale aborigena, è l’interprete di tutte le tematiche principali della stessa cultura aborigena. Nel corpo passa e si rende manifesta l’intera ontologia indigena: avvenimenti ancestrali e luoghi mitici sono disegnati sul corpo come una mappa, gli antenati totemici e le loro azioni sono riattualizzate nell’esecuzione corporea rituale; il corpo è strumento di verifica della realtà. Quello che si è andato evidenziando lungo il corso di questa parte è la caratteristica principale del sistema rituale musicale degli aborigeni australiani ossia la sua forte unitarietà. Più determinazioni concorrono alla sua composizione: musica, danze, canti, espressioni grafico-pittoriche, eppure il sistema va preso in considerazione come una sola entità. Questo perché tutti gli elementi che lo compongono si fondono in uno. Cantare senza musica o accompagnamento ritmico non avrebbe senso, e così dipingere senza udire le storie degli antenati totemici. Nelle pagine qua sopra abbiamo affrontato i concetti fondamentali della cultura aborigena, specialmente in riferimento alla pratica rituale tradizionale.
Ma cosa succede quando il contesto musicale cambia? Questa domanda influenza la seconda parte di questo capitolo. Ed inoltre, come deve considerarsi la produzione di musica popolare indigena in riferimento al contesto culturale in cui si sviluppa e verso cui si indirizza? Parafrasando Davies (1993), ci domanderemo: di che colore è il rock aborigeno?
11 Catherine Ellis, 1985, pag.154.
12 Paul Faulstich, 1993, pag.159.
13 Paul Faulstich, 1993, pag.155.