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NUOVE TECNOLOGIE, MUSICA OCCIDENTALE NELL’ESPRESSIONE MUSICALE ABORIGENA
2.2 La “nuova” tradizione
Di fronte a tanta varietà, l’eco della musica tradizionale viene quasi sminuito. Sembra, rispetto ad un certo dibattito, che le nuove espressioni musicali in qualche modo siano la ‘corruzione’ di quelle tradizionali, nel migliore dei casi, o il risultato di una colonizzazione musicale, nella meno rosea delle ipotesi.
Il problema è più complesso, e appare semplicistico accettare che la “nuova” tradizione ipotizzi, se non addirittura presupponga, l’abbandono di quella vecchia.
Nuovi impulsi, frequentemente esterni, creano nuovi sistemi organizzativi, supportati da tecnologie nuove anch’esse esterne, ai quali si conferisce uno status indipendente. Con una sorta di rammarico e rassegnazione si assiste alla scomparsa, ritenuta inevitabile nel maggiore dei casi, di abitudini e procedure fino a quel momento in uso.
Parallela a questa discussione, un’altra si occupa di stabilire cosa sia rimasto di tradizionale nella cultura indigena australiana, fino a che punto la tradizione millenaria degli abitanti autoctoni dell’Australia sia riuscita a conservare i suoi tratti “veri.”
Ci si aspetta che la tradizionale cultura si disintegri o si trasformi ad “uso e costume” della popolazione dominante, eppure non è così.
L’attenzione deve andare alle strategie di conservazione della tradizione culturale indigena, conservazione che oggi segue diverse strade per la sua realizzazione: valorizzazione e mantenimento del sistema culturale tradizionale e riformulazione dei valori tradizionali nell’espressività moderno-occidentale.
In tutta l’Australia aborigena, all’interno della musica tradizionale si trovano istanze di espressioni musicali che creano la possibilità per cambiamenti ed adattamenti come conseguenza di contatti con elementi esterni. Knopoff (1992) e Toner (2000) hanno investigato questi aspetti nella musica delle popolazioni Yolngu, sottolineando il fatto che queste innovazioni non erano percepite come tali dagli esecutori. Questo apparente paradosso non costituisce un problema da un punto di vista indigeno, poiché queste variazioni sono viste come parte integrante del repertorio tradizionale, e per questo originale.
Aspetti innovativi della musica rituale Yolngu, Toner asserisce (2000:34), sono modellati su forme musicali preesistenti, sia in termini di struttura che di contenuti, seppur nuove vengono interpretate in base a modelli preesistenti e perciò considerate come originarie dell’era ancestrale. Eppure, la musica tradizionale aborigena è in continuo cambiamento, come nota Knopoff puntando alle ‘yuta manikay’ o ‘nuove canzoni’ che ‘non sono interamente nuove, ma piuttosto annoverano una combinazione di nuovi e vecchi temi, testi e elementi musicali’
Le canzoni possono anche aiutare il processo di adattamento culturale necessario dopo una ridistribuzione spaziale nel territorio. Sull’argomento, Wild (1987) descrive il processo di prestito di canzoni da un gruppo confinante per ovviare allo spaesamento: un gruppo di Walpiri che era stato mosso dalla propria terra era di fronte alla necessità di adattare la propria vita cerimoniale che era basata su uno specifico territorio che era diverso da quello in cui si veniva a trovare. Wild fa notare che, malgrado i rituali associati con il paese tradizionale continuassero a venir eseguiti, nuovi rituali emersero.
Per questo la produzione di nuovi generi di canzoni non emerge semplicemente da riconfigurazioni storiche e sociali, ma piuttosto è funzionale al loro sviluppo.
Il fondamento della cultura aborigena australiana è la terra, il paese di appartenenza del singolo.
L’eternità della mitologia aborigena è infatti una delle sue principali caratteristiche e l’acquisizione di nuovi elementi non entra nella cosmologia indigena in un punto temporale specifico (e quindi identificabile) ma dall’inizio, ossia dall’eternità.
Ma questa è la nuova o la vecchia tradizione? Dall’esterno diremmo sicuramente nuova, per gli aborigeni è lì da sempre.
Quando i Macassani (da Macassar, isola dell’arcipelago Indonesiano oggi conosciuta come Sulawesi) visitavano le coste nord orientali dell’Australia, seguendo le rotte della pesca dei cetrioli di mare, già due secoli prima dello sbarco di Botany Bay, portavano il tabacco, le stoffe e nuove parole che oggi si possono ritrovare nelle espressioni della lingua Yolngu degli abitanti della Terra di Arnhem.
La nuova tradizione esisteva già prima che la vecchia morisse con Cook duecento anni dopo.