INDICE DEL LIBRO PROSSIMO PARAGRAFO www.windproject.it
SUGGERIMENTI PRATICI SUL DIDJERIDOO
5.1 Come scegliere uno strumento
Questo paragrafo tratta l’argomento sulla scelta di uno strumento dal punto di vista prettamente del neofita.
Per l’esperto, si rimanda alla parte tecnica di questo libro ed alla propria esperienza nel caso in cui si debba scegliere uno strumento il più simile alle proprie esigenze di stile e genere musicale.
Le parti trattate nei prossimi paragrafi dovrebbero dare una discreta linea guida sulle peculiarità di differenti strumenti, ciò significa che in futuro, con ogni probabilità, inizierete a “collezionare” più di uno strumento sempre che non l’abbiate già fatto.
Capita alla maggior parte delle persone di trovarsi ad acquistare un didjeridoo quando ancora si è inesperti. Scegliere un didjeridoo, in effetti, non è cosa semplice sia che si cerchi uno strumento australiano tradizionale, sia che si voglia acquistarne uno per cominciare a suonare.
Spesso molte persone acquistano il didjeridoo in Australia come souvenir che verrà poi appeso alla parete. Altre persone, che sono incuriosite da questo strumento, pensano sia meglio acquistarne subito uno australiano. Solitamente invece è consigliabile scegliere uno strumento economico (in materiale alternativo) in modo da non pentirsi nel caso poi si decida di appenderlo al chiodo.
L’eccessiva richiesta di didjeridoo, soprattutto economici e turistici, danneggia le foreste per l’eccessivo disboscamento.
In teoria ogni materiale va bene per fare un buon strumento. Non pensiate che un didjeridoo in eucalipto abbia per forza un suono migliore di uno in teak o che uno in abete sia più resistente di uno in plastica. Spesso una buona percentuale dei didjeridoo che si trovano nello stesso territorio australiano sono strumenti scadenti di cui non si conosce provenienza e tipo di legno con cui sono costruiti, da vendere ai turisti. Quando scegliete il vostro didjeridoo assicuratevi prima di tutto che non abbia crepe dalle quali perde aria. Esse infatti possono rendere totalmente insuonabile lo strumento.
Cercate di sceglierlo con una buona suonabilità, data da un diametro abbastanza piccolo (3-4 cm) nel primo tratto dello strumento e da una nota non troppo alta e non troppo bassa. Non soffermatevi al solo diametro dell’imboccatura, ma controllate con le dita anche il primo tratto interno cercando di evitare con cura strumenti con imboccature simili a quella in immagine a lato.
Solitamente per cominciare è consigliata una nota che va dal DO# al Mi, anche se potete trovare strumenti con note basse molto suonabili. Sce-gliendo strumenti con una nota bassa, che spesso affascinano per il loro suono profondo, avrete più difficoltà quando dovrete apprendere i primi ritmi.
L’imboccatura di alcuni strumenti può essere sprovvista di cera, questo significa che, se il diametro dell’imboccatura è fra i 28 e 32mm, non ce ne sarà bisogno.
Il prezzo giusto di uno strumento è difficile da individuare. Attualmente (2015) però la cifra che parrebbe più corretta è di 20 euro per uno stru-mento in plastica, 120 euro per un didjeribone, 30 euro per uno in bamboo, 70 euro per uno in teak, dai 200 ai 600 euro per uno in legno fatto a mano in Europa, dai 350 euro per uno in eucalipto, 600 euro per uno Yidaki tradizionale ( tuttavia il prezzo di uno strumento non può in alcun modo essere garanzia di qualità).
Se si optasse per un didje in teak, se possibile compratelo al mercato equo e solidale, altrimenti il prezzo scenderebbe a 30 € massimo.
Di fronte a strumenti simili, ad esempio di bamboo, si è portati a scegliere quello di diametro maggiore tra quelli in esposizione.
Ricordatevi che un diametro interno eccessivo vi creerà maggiore difficoltà nel fare la respirazione circolare e, per chi sa già suonare, sarà più difficile se non impossibile eseguire alcune tecniche. A favore di un grosso diametro c’è il suono che, essendo molto soggettivo, potrebbe essere preferito da alcune persone.
L’imbocco potrà avere forme differenti, potrà essere provvisto di cera o meno. In linea di principio su note alte si potrà utilizzare un imbocco più piccolo rispetto ad una nota più grave. In linea di massima sono da evitare strumenti di lunghezza al di sotto dei 120 cm o più lunghi di 160 cm e, solo per cominciare, le note con cui i principianti si trovano più facilitati vanno tra il Do#(C#) al Mi(E). Le note più basse richiederanno più aria, quelle più alte un maggior sforzo da parte del suonatore. L’autore consiglia di evitare strumenti con campane superiori ai 12 cm. Più piccola è la campana più definito è il suono; mentre al contrario, con una campana grossa, il suono sarà più riverberato ed con volume maggiore ma con scarsa definizione del suono che sembrerà quindi più piatto. Anche l’angolo della campana influisce molto sul suono finale. Portando questa ad una lunghezza estrema si avrà uno strumento conico, o al contrario con una campana molto corta, si avrà uno strumento cilindrico dando possibilità stilistiche estremamente differenti.
Come visto, la campana può assumere le forme e le dimensioni più strane, dovute soprattutto alla forma naturale del fusto da cui lo strumento è ricavato. Anticamente il fusto era tagliato ad un altezza non inferiore ai 30 cm dal suolo. La richiesta di campane di grosse dimensioni o di forme strane e particolari ha modificato questo modo di fare principalmente tra i costruttori “moderni”. Ora gli alberi vengono abbattuti a filo delle radici, danneggiando e facendo morire la pianta. La forma strana ed a volte contorta non sempre ha una grande importanza sul suono. Semmai l’influenza maggiore la si ha in base alla variazione dei diametri interni.
Per meglio comprendere, sappiate che un tubo perfettamente cilindrico dritto ed uno arrotolato su se stesso avranno lo stesso identico suono. I casi che si possono presentare come variazione di sezione sono invece potenzialmente infiniti. A volte sono voluti dai costruttori, sia dagli aborigeni custodi delle tecniche di produzione come in Arnhem Land, sia dai costruttori (sparsi in tutto il mondo) di strumenti con materiali alternativi o legni nostrani, sia per gli strumenti esclusivamente termitati come in alcune zone del centro e sud Australia dove questo strumento è arrivato solo in periodi recenti. Si possono però individuare tre tipi principali: sezione costante ed uguale al resto dello strumento (es. tubo in plastica), campana lunga (almeno 1/3 dello strumento) e sezione che aumenta poco ma costantemente, oppure molto corta (1/8 circa della lunghezza) e sezione che aumenta drasticamente.
Tra i didgeridoo realizzati presso “Arti e Tradizioni” che maggiormente sono apprezzati dai principianti per suonabilità, timbro, versatilità ed usati per molti anni, ci sono i didgeridoo in vetroresina che trovate qui: www.windproject.it/didgeridoo-vetroresina/
Chi comunque desiderasse il contatto col legno, le stesse forme sono realizzate anche con tavole selezionate in pino.