INDICE DEL LIBRO PROSSIMO PARAGRAFO www.windproject.it
IL DIDJERIDOO NELLA MUSICA MODERNA E TRADIZIONALE
3.3 Artisti internazionali – in aggiornamento
Mark Atkins
Mark è un discendente della popolazione Yamijti dell’Australia Occidentale con un po’ di sangue irlandese. Artista di fama internazionale, lo citiamo soprattutto per essere stato tra i primi ad inserire il didjeridoo in orchestre di musica classica o contemporanea un po’ in tutto il mondo. Ha collaborato con gruppi musicali rock e musicisti quali: Robert Plant, Jimmy Page dei Led Zeppelin, Donald Lunney in Irlanda, Peter Sculthorpe, James Morrison, Jenny Morris, Philip Glass, Schristine Anu, Tiddas, John Williamson e molti altri.
Mark ha partecipato con la London Philarmonic all’ Hall Festival a Londra nel 1996, è anche un produttore di strumenti, costruisce e dipinge Didjeridu dai ceppi che raccoglie nei suoi viaggi nel New South Wales.
Mark è un membro fondatore del Kooriwadjula (uomo bianco /uomo nero).
Fonda gli “Ankala” con il cugino Janawirri Jiparrka.
Tra i CD ricordiamo: “City Circles”, “Didgeridoo Concerto”, “Mark Atkins plays Didgeridoo”, “Walk About”.
Alan Dargin
Aborigeno australiano, originario di Arnhem, inizia a suonare il didjeridoo a soli 5 anni. Come lui stesso afferma, ha concepito un modo “non tradizionale” di suonare il didjeridoo, particolarmente virtuoso e veloce, accattivante e spesso imitato. Famosi alcuni suoi brani di solo, alcuni album sono ormai storici.
Ricordiamo: “Bloodwood” e “Riconciliation”. Il primo in duo con la chitarra di Michael Atherton, nel secondo, l’unione della musica celtica e del didjeridoo.
Willi Grimm
Willi Grimm, svizzero, suona il didjeridoo dal lontano ‘68. Uno tra i primi in Europa a portare in giro questo suono, nuovo per la cultura occidentale. Si distingue principalmente per il suo genere ambient, dalle variazioni sottili. Coniuga la tecnica utilizzata col didjeridoo ad altri strumenti a fiato come il corno delle Alpi.
Spesso in duo con Gèrard Widmer, suonatore di fujara, altro particolare strumento a fiato.
Tra i suoi CD ricordiamo: “fujara & didjeridu” (1989-95); “DOME”; “ODEM”; “Willi Willi”.
Michael Jackson
Australiano, inserisce il didjeridoo in differenti contesti musicali ma soprattutto nella musica rock.
Pur traendo ispirazione da Charlie McMahon, sviluppa tecniche e ritmi estremamente veloci e virtuosi in nota base e cadenzati da TOOT da far assomigliare il didjeridoo ad una batteria, questa tecnica è chiamatata “Mouth Drum”.
Ottimi anche alcuni brani in didj horn, tecnica che permette melodie con il didjeridoo.
Tra i CD ricordiamo: “Playing in tongue” successivamente ripubblicato come “Planet Didge” – Axis, “Behind the Mike” – Didjeridu Dingo, “Soakin the view”.
Stephen Kent
Di nazionalità inglese, Kent sfrutta il didjeridoo in differenti contesti contemporanei e distanti dal contesto tradizionale. Lavora su progetti solisti, ma destano maggior interesse i progetti nei quali abbina lo strumento a differenti stili e musiche di tutto il mondo. La sua musica è ritmica ma mai eccessiva, spesso d’ambiente.
Nel suo recente passato ricordiamo tra le collaborazioni quella con gli Youssou Ndour ed il suo lavoro di direttore artistico per il “Cirque du Soleil” itinerante in Australia.
Tra i CD ricordiamo: “Family Tree”, “Landing”, “Lights In A Fat City”, “Trance Mission”, “Beasts of Paradise”.
Charlie McMahon.
Charlie McMahon è noto anche per essere stato l’inventore del “didjeribone” (1981), uno strumento che combina l’antico e il moderno.
Si tratta di un didjeridoo del tutto particolare, da lui brevettato verso la metà degli anni ‘80 e che trae il proprio nome dalla fusione delle parole “didjeridoo” e “trombone”. Esso consiste in due tubi di plastica che scivolano l’uno dentro l’altro, consentendo di modificare la lunghezza dello strumento, e di conseguenza la nota da questo emessa anche durante l’esecuzione del brano (vedi § 4.3.2.1 ).
Esso ha sicuramente aperto alla musica per didjeridoo nuovi, vasti ed interessanti orizzonti. Con il didjeribone infatti, se suonato in effetto tromba e variando la lunghezza, è possibile creare una melodia come se fosse un trombone a coulisse. Questa tecnica è stata battezzata “didj horn”, ascoltabile sul CD “Tjilatjila” .
Altra particolarità del suo stile, è l’utilizzo di un sensore sismico posto all’interno della bocca per amplificare soprattutto le basse frequenze combinate o meno con il suono puro del didjeridoo ascoltabile sul CD “Xenophon”.
Altri cenni biografici: Charlie McMahon ha una sorta di pinza al posto della mano destra, persa a soli sedici anni in conseguenza dell’esplosione di un razzo. Ha cominciato a suonare il didjeridoo all’età di appena cinque anni. Già nel 1979, lasciò il lavoro per partire in una tournèe introducendo per primo (tra i bianchi n.d.r.) il didjeridoo nel rock.
Nel 1982 collaborò col suonatore di sintetizzatore Peter Carolan facendo nascere i Gondwanaland in cui aggiunsero anche chitarra, violino e batteria. Ha collaborato alla realizzazione di diverse colonne sonore, tra le quali citiamo “Mad Max Oltre la Sfera del Tuono”, “Priscilla la Regina del Deserto” e “Fino alla Fine del Mondo” di Wim Wenders.
Tra i CD ricordiamo: “Terra Incognita” (1983), “Let the dog out”, “Gondwanaland”, “Wild life”, “Wide Skies”, “Travelling Songs” (1994), “Tjilatjila” (1995), “Xenophon” (1998).
Matthias Müller
Citiamo lo Svizzero Matthias Müller per il virtuosismo e l’estrosa innovazione con cui è riuscito a creare nuovi suoni.
Matthias Müller non orienta la sua musica su modelli australiani o a un immaginario mondo aborigeno. L’ispirazione è presa di volta in volta da suoni e rumori che lo circondano e che traduce musicalmente integrando il suo stato d’animo psichico e fisico del momento.
Inoltre è uno tra i pochissimi ad utilizzare una tecnica ritmica, estremamente utile proprio per eseguire la maggior parte di questi suoni nuovi mediante l’utilizzo della gola (Vedi § 10.6).
Il musicista ha inoltre un particolare interesse per suoni e timbri ricavati da strumenti simili in culture completamente diverse. Una tale similitudine esiste per esempio tra didjeridoo e corno delle Alpi, strumento col quale il musicista sperimenta in modo intenso. Matthias Müller suona questo tipico strumento locale svizzero anche in concerto con la medesima tecnica di interpretazione basata sul didjeridoo. Matthias Müller lavora occasionalmente anche con altri musicisti, tra cui ricordiamo un progetto che definirei senza esitazioni ben riuscito con Thomas Clement nei “Tribe of Sound”.
Ansgar-Manuel Stein
Citiamo questo musicista tedesco per il lavoro svolto, insieme alla formazione musicale PANGAEA, nel ridefinire il ruolo del didjeridoo in un nuovo contesto contemporaneo come uno strumento multiforme combinandolo con musiche derivanti da differenti culture e stili, ad esempio, con il Jazz, Rock, Metal, Funk, Reggae e Techno.
Lavora e studia sull’utilizzo degli armonici per far emergere il didjeridoo in un contesto di band o orchestra.
Con la fondazione del live-trance-project “Project Pan” (ora “Yidakinetic”) nel 1995 fu uno dei primi in Germania ad entrare nel campo dell’electronic groove, combinando uno spettacolo live di body painting, luci e movimento.
Ansgar-Manuel Stein ha lavorato anche come designer e scrittore per la rivista Didgeridoo & Co Magazine; ha curato le immagini didattiche e copertina di questo volume.
È co-fondatore della prima enciclopedia del didjeridoo (on-line) http://www.didgeridoo-lexikon.de (solo in tedesco).
Tra i CD ricordiamo: “Bigbamboo” Yomano + Stein (2004); “REGEN” Ansgar-Manuel Stein & Joss Turnbull. (2005)
Dr. Didj – Graham Wiggins
Graham Wiggins, in arte dr. Didj, inizia a suonare nel 1982. Inizialmente autodidatta, ha studiato lo strumento con gli aborigeni australiani, ha pubblicato una ricerca sulla fisica del didjeridoo ed ha contribuito in primo luogo a portare il didjeridoo al mondo esterno come co-fondatore, con Martin Cradick, del gruppo “Outback”.
Uno dei primi ad utilizzare un campionatore live per looppare parti di didjeridoo su cui poterci nuovamente suonare improvvisando su differenti groove adatti a ballare.
È anche l’inventore del didje-sax, una sorta di didjeridoo con i fori per poter variare la nota durante l’esecuzione del brano.
Tra i CD ricordiamo: “Out of the Woods”, “Dance the Devil Away”, “Baka”.
Yothu Yindi
Senza dubbio il gruppo aborigeno più conosciuto. I componenti sono sia componenti Yolngu, sia non aborigeni (detti Balanda).
Questa band è riuscita, abbinando il didjeridoo al rock, ad essere tra i primi a portare il didjeridoo in giro per il mondo. I loro filmati furono trasmessi all’inizio degli anni ‘90 su MTV vincendo il premio come miglior band Australiana, le loro tournèe sono numerosissime come anche le loro collaborazioni.
Una tra tutte la tournèe con Tracy Chapman.
Suonarono in occasione dell’apertura delle Olimpiadi di Sydney.
Tra i CD ricordiamo: “Homeland Movement”, “Tribal Voice”, “Freedom”, “Birrkuda”, “One Blood”, “Garma”.