1.2 LA STORIA DEL RAPPORTO TRA IL MONDO BIANCO E IL MONDO ABORIGENO
1.2.1 LE ORIGINI DELL’IMMAGINE EUROCENTRICA DI AUSTRALIA E LA SUA SCOPERTA
L’immagine di Australia fu inventata nel 1890 da una cultura letteraria nazionalista, come sostiene Richard White in Inventing Australia2. Riguardo alla datazione, buona parte di studiosi, invece, ritiene che la concezione di Australia sia stata inventata prima della sua scoperta. Le immagini europee di Australia mutarono nel tempo, a seconda della mentalità prevalente in un dato periodo storico. È pertanto possibile costruire una genealogia di questa visione eurocentrica del territorio australiano.
La Terra Australis esisteva nell’immaginario europeo prima dei viaggi di scoperta del XVII – XVIII secolo. Nell’Antica Grecia, Pitagora sosteneva l’esistenza di un ipotetico continente nell’emisfero meridionale. Nel V secolo d.C., il noto matematico elaborò una divisione del mondo in cinque parti. Secondo questo concetto la Terra era rotonda e simmetrica e l’equatore costituiva la linea divisoria al di sotto del quale esisteva un mondo speculare a quello conosciuto. L’idea di simmetria geografica fu diffusa anche da Platone con la nascita del mito di Atlantide, attraverso il quale egli affermava l’esistenza di un’isola ricca di argento e di metalli collocata oltre le Colonne d’Ercole. Fu nel II secolo d.C., con Tolomeo, che nacque l’idea di Terra Incognita, una terra sconosciuta tra l’oceano Atlantico e l’oceano Indiano. Tolomeo immaginò un continente agli antipodi che bilanciasse il peso dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa3.
Durante il Medioevo le idee di Tolomeo furono riprese attraverso la redazione di una moltitudine di Mappae Mundi, attraverso le quali continuò a essere diffusa la teoria degli antipodi. Essa si basava sull’esistenza di un altro mondo, visto talvolta come un’utopia migliore di quello europeo. Tuttavia, in genere, l’immagine dominante era quella di un mondo a sud negativo, una terra opposta a quella a nord. Il mondo divenne così un’illustrazione dell’opposizione paradiso- inferno, che destava tanto interesse nell’epoca medievale. Pertanto, la Terra Incognita era il luogo del peccato, considerato opposto alla cristianità. Nell’XI secolo, la mappa Osma Beatus affermava che i santi vivevano nel mondo conosciuto, il mondo europeo. L’ipotetico continente a sud era invece popolato da creature diverse e mostruose chiamate schiapodi, esseri dotati di un grande piede per proteggere le loro teste dal sole4.
Nell’età moderna, in particolare nel XV secolo, ebbero luogo le prime esplorazioni geografiche agli antipodi e il conseguente sviluppo della cartografia. L’esplorazione di Amerigo Vespucci del Brasile e della Patagonia diffuse l’idea di un Nuovo Mondo come paradiso di animali e piante esotiche. Iniziò così ad affermarsi l’idea di un Nuovo Mondo composto da terre considerate vuote. Agli europei spettava il compito di riempirle. Si trattava di terre inserite nella creazione di Dio, pertanto gli europei si consideravano i fautori di una missione civilizzatrice a favore degli uomini primitivi5.
Con l’avvio delle prime esplorazioni geografiche, probabilmente, furono i portoghesi i primi ad arrivare nell’area australiana. Tuttavia, essi non erano interessati al nuovo continente ma alla ricchezze delle Indie. Gli olandesi navigarono e mapparono la costa australiana nella sua parte orientale. Nel 1642 Abel Tasman esplorò la Nuova Zelanda e la Tasmania. Agli inizi del XVII secolo si diffuse il mito dell’El Dorado: la corsa all’oro come ricerca della ricchezza e del benessere. Nacque un immaginario positivo delle nuove terre, ma che venne presto deluso. Le esplorazioni giungevano in terre perlopiù desolate e disabitate. Le prime esplorazioni non soddisfecero i desideri di benessere, ricchezza e abbondanza dell’immaginario occidentale6.
Con l’arrivo di James Cook sulla costa orientale del continente australiano, l’immagine di terra desolata descritta dagli esploratori olandesi fu modificata. Nel 1770 il capitano Cook approdava a Botany Bay e reclamava la terra australiana come possedimento inglese. Egli descrisse questa terra come rigogliosa e ricca, un territorio naturale e incontaminato. Gli aborigeni erano rappresentati come persone felici in quanto non conoscevano la disuguaglianza e vivevano solo di ciò che la natura offriva loro. Tuttavia, secondo la concezione coloniale, essi non avevano la capacità di utilizzare la terra, non la sfruttavano e pertanto non la possedevano e non avevano su di essa alcun diritto. La terra australiana era considerata per questi motivi Terra Nullius, terra di nessuno, e la sua colonizzazione venne giustificata come missione civilizzatrice ed etica7.
La visione dell’Australia nel tempo fu uno specchio dell’Europa e dell’emisfero settentrionale. Si trattava in alcuni casi di uno specchio che rifletteva un’immagine positiva e utopica di paradiso. Nella gran parte delle rappresentazioni si trattava però di uno specchio negativo che rifletteva l’inferno e il peccato. Tuttavia, lo specchio non trasmetteva mai il riflesso di un mondo paragonabile a quello europeo.
2 White, Richard, Inventing Australia, St. Leonards (NSW), Allen & Unwin, 1981.
3 Cfr. Gilfedder, Deirdre, “Origins of the Eurocentric Image of Australia”, lezione all’università di Milano.
4 Cfr. Gifedder, Deirdre, op. cit.; Di Cesare, Vittorio, Gli aborigeni australiani, Milano, Xenia, 1996.
5 Ibidem.
6 Cfr. Gilfedder, Deirdre, op. cit.